Dal Dagherrotipo alle fotografie contemporanee a colori, i materiali fotografici hanno avuto un’evoluzione lineare di sperimentazione per la loro realizzazione. Generalizzando, una fotografia è caratterizzata da tre parti: un supporto (che può essere di vetro, pellicola flessibile, carta o carta plastificata), un legante o emulsionante (gelatina animale, albumina o collodio che contiene l’immagine o lega l’immagine al supporto) e un finish (strato costituito da argento, coloranti o pigmenti). L’immagine è generalmente sospesa nell’emulsione o nello strato del legante. Nonostante sia un supporto relativamente nuovo, questo ha già subito forti problemi di degrado. Questi sono dovuti prevalentemente all’interazione con l’ambiente. In primis le reazioni di ossidazione che coinvolgono tutti i tipi di materiali della fotografia, dal supporto carta ai metalli presenti. Altra è la reazione con l’umidità relativa che reagisce a livello molecolare, andando a rompere i legami di cellulosa della carta. Un ambiente non idoneo alla conservazione, favorisce un altro tipo di degrado che è quello biologico. Le fotografie infatti, data la loro multimaterialità sia organica che non, subiscono l’attacco di agenti patogeni, batteri, microfunghi e insetti.
I meccanismi di deterioramento.
I meccanismi di deterioramento sono di natura fisica e/o di tipo chimico: - Natura fisica: alterazioni strutturali e meccaniche del supporto, causate dallo sviluppo delle specie biologiche sia batteriche che fungine. La penetrazione delle ife (i filamenti che formano l’apparato vegetativo dei funghi) può causare dei danni microstrutturali data dalla pressione interna che induce alla frammentazione del supporto fotografico. In caso di attacco più consistente, si può verificare anche il deterioramento dell’emulsione fotografica e, nel caso di carte a stampa, si può verificare la formazione di un’apparenza “feltrosa” fino ad arrivare alla fratturazione; - tipo chimico: causati dall’attività metabolica dei microorganismi che consiste sia nell’assimilazione di sostanze nutrienti tramite enzimi, sia per emissione di materiali di scarto di natura chimica e pigmenti. Il danno si evince quando sulle fotografie si verificano delle alterazioni cromatiche di diversa entità e il foxing. Quest’ultimo è stato riscontrato a volte su supporto di carta emulsionata e su supporti secondari impiegati per il loro montaggio. Anche i supporti in vetro non sono esenti dall’azione di attacchi sulla quale si possono notare danni imputabili all’azione di alcune specie di funghi xerofili (ovvero che prediligono ambienti caldi e asciutti) e batteri autotrofi (organismi in grado di sintetizzare le molecole organiche da quelle inorganiche come l’anidrite carbonica), consistenti nella formazione di micropori che corrodono il vetro. I materiali fotografici con supporti in plastica possono essere dei nutrienti per alcune specie microbiche in quanto contengono sostanze plastificanti. Sono infatti gli additivi i primi ad essere degradati con perdita della loro flessibilità. L’attacco microbico ai supporti metallici dei materiali fotografici (dagherrotipi e ferrotipi) si può verificare in condizioni di elevata umidità e non è distinguibile da quello di natura solo elettrochimica. Si verifica una corrosione superficiale in cui i microorganismi implicati, solfobatteri (sfruttano i composti ossidati dello zolfo) e ferrobatteri (ricavano energia dall’ossidazione del ferro), possono attaccare il substrato producendo metaboliti acidi.
Le buone pratiche
Ai fini di conservazione preventiva, delle buone pratiche e degli accorgimenti per far sì di preservare ogni tipo di fotografia nel tempo. Anche la sporcizia e la polvere giocano un ruolo fondamentale nel deterioramento del materiale fotografico, infatti il legante steso sul supporto può essere graffiato e abraso. Oltretutto, la polvere è uno dei veicoli principali del deposito di agenti biologici. I parametri ambientali cambiano in base alla tipologia di materiale fotografico. Quindi ogni fotografia che sia storica o meno, dovrà subire un’attenta analisi e una ricerca puntuale per ogni materiale per poter capire quali siano le condizioni migliori per far sì che l’opera duri il più a lungo possibile.
Sonia Spiniello
Art Care Expert
Bibliografia
Caneva, G., Nugari, M. and Salvadori, O., 2007. La biologia vegetale per i beni culturali. Firenze: Nardini.
Caneva, G., Nugari, M. and Salvadori, O., 2009. Plant biology for cultural heritage. Los Angeles: Getty Conservation Institute.
2019. CONSERVATION SCIENCE. [Place of publication not identified]: ROYAL SOC OF CHEMISTRY.
Adcock, E.P., Varlamoff, M., Kremp V., 2003. Linee guida sulla conservazione del materiale fotografico.