Un anno fa oggi la pandemia aveva già travolto le nostre vite. Era l’inizio di un lungo percorso di cambiamenti che ci sono ancora tutt’ora. Abbiamo preso coscienza del fatto che esistono organismi viventi molto più potenti di noi essere umani e che, se prima non ci pensavamo, adesso proiettiamo la nostra immagine di loro ovunque: sulle maniglie, sulla tastiera del pc, sul cellulare, sotto la borsa, sul cibo che compriamo, sulle nostre mani, dappertutto. Questi esseri, invisibili all’occhio umano, ci sono sempre stati, hanno permesso la nascita della vita come la conosciamo sulla Terra. Se noi non percepiamo l’evoluzione dell’homo sapiens, i microorganismi si evolvono in continuazione, perché si adattano ai cambiamenti ambientali e alla natura che li circonda. Anche sulle opere d’arte la presenza di questi microorganismi si vede solo nei suoi effetti, quando ormai vediamo una macchia scura sulla carta, o del biofilm batterico sulle statue. Con l’arrivo della pandemia, ma soprattutto in vista delle riaperture dei musei, ci si è domandato come seguire le regole di disinfezione imposte dai governi senza danneggiare le opere d’arte presenti negli spazi espositivi.

 

Persona adibita alle pulizie. Copyright at Pixabay
Persona adibita alle pulizie. Copyright at Pixabay

 

L'ICOM
Qui presentiamo le linee guida ministeriali e quelle dell’Internarional Council of Museums (ICOM) che hanno cercato di garantire il minor impatto possibile di degrado dovuto all’uso di prodotti aggressivi per l’eliminazione del Corona Virus sulle superfici. Dalla circolare del Ministero della Salute n° 5443 del 22/02/2020si rileva che la durata della vita del virus è stata stimata di: 1 giorno per i guanti in lattice, 2 giorni per i camici usa e getta, 4 per il legno,4/5 giorni sul vetro e 5 giorni su metalli, carta e ceramica. L’ICOM International Committee for Conservation (ICOM-CC) ha delineato delle linee guida che prevedono delle attenzioni generali da utilizzare per la pulizia degli ambienti museali e degli archivi e delle biblioteche. E sono: - Le istruzioni già ordinate per la pulizia a umido/a secco aumentate ad almeno una volta al giorno; - Per la pulizia delle vetrine e di superfici affini possono essere utilizzati acqua sapone e spray disinfettanti (70% alcol isopropilico o etanolo), purché non vengano usati sugli oggetti esposti. Prestando attenzione ai materiali e ai rivestimenti sensibili all’alcol (plexiglass, gommalacca, vernici ecc.); - Il personale addetto alle pulizie sia addestrato. Se possibile impiegate persone che abbiano familiarità con le collezioni e con le specifiche procedure per la pulizia di quegli spazi. - Gli oggetti esposti devono essere puliti solo da personale addestrato (restauratori o professionisti museali/delle collezioni)

L'OPD
Anche l’Opificio delle Pietre Dure (OPD) si è interrogato sulla questione e nella circolare vi è riportato. “Il “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, predisposto dall’INAIL e sottoscritto dal Governo e dalle parti sociali si limita a indicare genericamente una pulizia giornaliera e una sanificazione periodica degli ambienti di lavoro. Negli ambienti non contenenti beni culturali possono essere utilizzati anche i metodi indicati a tale scopo nella recente circolare n. 24 della Direzione Generale Archivi del 23 aprile u.s. intitolata “Linee guida per la gestione delle operazioni di sanificazione e disinfezione degli ambienti di archivi e biblioteche. Misure di contenimento per il rischio da contagio da Coronavirus (COVID-19)” a base della nebulizzazione con acqua ossigenata e Sali d’argento, però con tutte le necessarie avvertenze ivi ben specificate. Nel caso di ambienti contenenti opere d’arte bisognerà prestare la massima attenzione, evitando, per esempio l’impiego per i pavimenti dell’ipoclorito di sodio troppo ossidante, e potenzialmente pericoloso in presenza di opere in bronzo, ottone e rame come per tutti i Cloroderivati, preferendo l’impiego di soluzioni alcooliche al 70% (ottenibili con prodotti già in commercio oppure con la miscela di 400 ml di alcool denaturato al 90% e 100 ml di acqua). In occasione degli interventi di sanificazione con questi prodotti si consiglia comunque di proteggere, ove possibile, le opere d’arte con teli di TNT piuttosto fitti per evitare qualsiasi forma di deposizione (schizzi, condensa di vapori). Una grande importanza per evitare ogni possibile interazione tra il prodotto usato e le opere d’arte è rivestita dalla esistenza o meno di sistemi di ventilazione e di ricambio d’aria, in grado di evitare il formarsi di accumulo di vapori, potenzialmente nocivi. Questi ultimi impianti, tuttavia, possono essere loro stessi una fonte di rischio e dunque sarà necessario prevedere una frequente sanificazione dei filtri dei fan coil e, in caso di impianti di climatizzazione, dei filtri generali dell’impianto in entrata ed uscita”.

 

Monnalisa con mascherina. Copyright by Pixabay
Monnalisa con mascherina. Copyright by Pixabay

 

Prospettive
In conclusione le linee guida stabiliscono che il minimo contatto con questi agenti, seppur limitatamente aggressivi, sarebbe necessario per evitare di accelerare dei processi di degrado. I materiali sono molteplici da tenere in considerazione ed è difficile trovare una metodologia standard da poter applicare. L’importante è prendere coscienza del fatto che l’interazione con l’ambiente è il fulcro del degrado più o meno accelerato delle collezioni. E per quelle che non sono negli spazi espositivi? Come comportarsi? La comunità scientifica continua a porsi l’interrogativo e vedremo quali saranno i risultati.

Sonia Spiniello
Art Care Expert

 

Bibliografia

ICOM-Italia_Linee guida

Linee guida DG - ARCHIVI E BIBLIOTECHE

OPD - Linee guida

ICOM - Linee guida DG - ARCHIVI E BIBLIOTECHE

ICOM-CC

Agicult