Ci sono luoghi che affascinano per la loro capacità di trasportare la nostra mente nel passato. Lo sono ad esempio quelli che custodiscono oggetti lontani dal nostro quotidiano. Il Museo della Macchina da Scrivere di Milano è uno di questi. Fondato da un appassionato collezionista, Umberto Di Donato, nasce nel 2006 e, ad oggi, custodisce 2200 esemplari unici. Qui, pezzi rarissimi raccontano la loro storia, quella in cui carte e inchiostri venivano impressi da antichi congegni meccanici movimentati, tra gli altri, anche da personaggi che hanno raccontato la loro epoca. E’ qui ad esempio custodita la macchina da scrivere appartenuta a Francesco Cossiga, quella di Camilla Cederna, Matilde Serao, e Carmen Covito.
Fig. Umberto Di Donato davanti al Museo della Macchina da Scrivere di Milano, di Umberto Di Donato
Tra le infinite storie che questo luogo racchiude, ve ne vogliamo raccontare una, quella verificatasi a Chicago nel 1893. Allora la città ospitava l’EXPO. Erano gli anni di Edison. E in particolare quello fu l’anno in cui s’inaugurò il primo impianto elettrico per l’illuminazione della città. Per l’occasione invitò Galileo Ferraris, che però non conoscendo l’inglese portò con sé un giovane aiutante appena laureato, che a Londra aveva imparato la lingua. Questi piacque subito al maestro che gli fece avere un lavoro come assistente presso l’Università di Palo Alto in California. Erano gli anni in cui in America veniva inventata la macchina da scrivere, superando i primi prototipi inventati in Italia, ancora distanti dal poter essere considerati tale strumento. Negli U.S.A. a occuparsene fu un giornalista e Senatore Christopher Lathan Sholes che perfezionò la macchina e la cedette alla Remington che iniziò così la produzione industriale. Quel giovane italiano nel breve periodo di permanenza in America, vedendo la macchina Remington si rese conto della sua grande potenzialità. Nel 1908 in seguito, ritorna a New York dove visita la nuova società Underwood, concorrente della Remington, e una volta tornato in Italia fonda la “Soc. Anonima Camillo Olivetti & C.”. Stiamo parlando della storia dell’ing. Camillo Olivetti, che da lì a poco, a Ivrea, iniziò la produzione di macchine da scrivere diventando rapidamente leader mondiale.Moltissime sono le storie che prendono vita dalle macchine utilizzate da personaggi importanti. Tanti i diversi modelli da cui rimanere, con un po' di nostalgia, affascinati. Oltre alla nostalgia, anche lo stupore è un tratto che caratterizza il percorso all’interno del museo. E’ ciò che si prova ad esempio osservando la macchina cinese degli anni Venti particolare per i moltissimi ideogrammi, o ancora quella che scrive in arabo. Singolare è pure l’Olympia degli anni della Seconda Guerra Mondiale, con il caratteristico tasto delle SS. Ve lo sareste aspettato? Ma le sorprese non finiscono qui! Una macchina da scrivere fucsia di Barbie è un’altra inaspettata sorpresa da cui rimanere piacevolmente coinvolti.
Eda Murtic
Art Care Expert
Articolo disponibile su LeadershipMedica